Si sente spesso parlare di femminicidi, avvenimenti così tanto orrendi da suscitare in noi ragazzi e ragazze di oggi un sentimento profondo di protesta, di disgusto verso gli artefici, ma soprattutto di vicinanza alle famiglie delle vittime.
Giulia Cecchettin è stato l’ennesimo caso di femminicidio, il centocinquesimo.
Siamo ormai tutti a conoscenza di ciò che è accaduto e proprio per questo non vogliamo entrare nel dettaglio, ma semplicemente esprimere, attraverso questo articolo, le nostre emozioni e i nostri sentimenti.
Molti affermano, a ragione, che la violenza porti a dei danni fisici, ma in particolare psicologici che possono condurre all’isolamento della vittima, all’incapacità di lavorare, alla mancata cura di sé stessi, a gravi forme di depressione e così a tante altre conseguenze.
Tutto, però, secondo noi, parte dal linguaggio, dalle parole.
Frasi del tipo “Tu vestita così non esci, “Se mi lasci, ti rovino” sono le prime forme di violenza legate all’abbigliamento, alla possessività e alla gelosia del fidanzato.
Altre, invece, possono provenire da uomini sconosciuti che rilasciano commenti o affermazioni inappropriate nei confronti di donne e di ragazzine.
Dopo le parole, spesso si passa alle azioni, come calci, pugni, acidi, che provocano lividi, ferite o cicatrici, segni indelebili di quello che è accaduto e che invece si vorrebbe cancellare.
Quello che prima veniva definito amore, dopo tutto questo, non può più essere considerato tale, anzi non deve più esserlo. Non è un amore sano, è un amore malato: un uomo non può amare una donna e allo stesso tempo farle del male.
Per molte donne prendere coraggio e denunciare è stato difficile, ma ce l’hanno fatta e oggi combattono per tutte quelle che ora non ci sono più.
Noi ragazze, nonostante siamo “piccole” per parlare di una cosa così seria, pensiamo che tutto questo non debba accadere più.
Una donna si deve sentire libera di vestirsi come vuole e truccarsi anche con un filo di mascara in più, senza avere la paura che, dopo una festa, mentre torna a casa, dei ragazzi o degli uomini le fischino dietro o nei casi peggiori la violentino: questi uomini, non si possono definire tali, ma bestie, perché trattano le donne come oggetto e carne da macello.
Alcune di noi, purtroppo, hanno vissuto situazioni simili: commenti volgari e fuori luogo, fischi, insulti da parte di ragazzi grandi; non può essere normale che già così piccole si debba avere paura dei maschi e, di conseguenza, temere di tutti quelli che non si conoscono e che in realtà sono rispettosi e sinceri.
Tutto questo deve finire al più presto.
Concludiamo con questa frase che descrive il dispiacere di tutte noi.
“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani” (Kofi Annan).

Classi 3^A-3^D