Il 26 febbraio un’imbarcazione piena di migranti si è spezzata ad un centinaio di metri dalla riva di Cutro in Calabria. Non tutti i cadaveri sono stati ritrovati, ma i morti verificati sono circa settanta, tra i quali decine di donne e di bambini, con diversi sopravvissuti. Questa è una vera e propria disgrazia per tutti noi.
Nei giorni successivi alla strage si è cercato di chiarire cosa non abbia funzionato nei soccorsi: è successo tutto nel giro di circa 6 ore. Alle 23.00 di sabato sera, un aereo Frontex di passaggio segnala la presenza di un barcone con una buona galleggiabilità. Alle 5.00 della domenica il barcone non regge alla forza del mare, particolarmente mosso, e si spacca a pochi metri dalla costa. Troppo tempo, però, trascorre senza che ci sia alcun intervento. Le forze dell’ordine stanno ancora indagando sulla causa del mancato tempestivo soccorso. Iraq, Iran, Afghanistan e Siria: questi sono i luoghi da dove provenivano i migranti nell’ultimo loro viaggio della speranza, in cerca di una vita migliore. Un viaggio pagato circa ottomila euro, ma alla fine il prezzo è risultato ben più alto. Tutta l’Italia è in lutto per gli uomini, le donne e soprattutto i bambini che hanno dovuto lasciare il mondo così presto e ingiustamente. Le bare dei migranti sono state portate nella palestra di una scuola dove il presidente Sergio Mattarella ha fatto visita.
In quei giorni il presidente della repubblica ha lanciato un appello importante: ”Il dolore per il naufragio davanti le coste crotonesi, sollecita un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause dell’immigrazione: guerre, terrorismo, povertà. È altrettanto indispensabile che l’UE assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente alle politiche migratorie”.
Anche la premier Giorgia Meloni è intervenuta dicendo: “Davvero si pensa che abbiamo voluto far morire 60 persone? Continuiamo a fare tutto il possibile per salvare vite. Unica soluzione, impedire le partenze.”
Da Bruxelles è arrivato anche il messaggio della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen: “Sono profondamente addolorata per il terribile naufragio al largo delle coste calabresi. La conseguente perdita di vite umane innocenti è una tragedia. Tutti insieme dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per il Patto sulla migrazione e per il Piano d’azione sul Mediterraneo centrale. Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora l’UE ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettono di affrontare sfide della migrazione”.
Vogliamo riportare però anche una storia raccontata da un superstite della strage: “Circa 4 ore prima dell’urto della barca, è sceso nella stiva uno dei due pakistani e ci ha detto che dopo tre ore saremmo arrivati a destinazione. Lui si è ripresentato un’ora prima dello schianto, dicendoci di prendere i bagagli e preparaci a scendere che eravamo quasi arrivati. All’improvviso, il motore ha iniziato a scoppiettare, c’era tanto fumo e puzza di olio bruciato. Ho visto che il siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati”.
Mentre scriviamo l’articolo sono 63 le vittime, ma si presume che siano oltre 100 le vite umane spezzate in questa terribile tragedia.
Secondo noi, non è giusto che al giorno d’oggi ci siano persone così disperate che debbano affrontare chilometri in mare su barconi piccoli e non sicuri e che molto spesso vengono sovraccaricati. Queste persone scappano da guerre, miseria, povertà, persecuzioni; usano tutti i soldi in loro possesso per pagare degli scafisti senza scrupoli e lasciano tutta la loro vita precedente alle loro spalle, non portando nulla con loro, per cercare altrove una vita migliore.
Troppe volte si sente al telegiornale che un nuovo barcone è affondato e che dei bambini innocenti, che non hanno fatto niente di male, sono morti perché sono annegati, o perché sono mancati i soccorsi, o perché non sono riusciti a salvarli. Queste persone cercano la salvezza: arrivano in paesi come l’Italia per cercare di vivere una nuova vita più dignitosa, trovare un lavoro e non ritornare più nel posto da cui sono scappati. Queste persone non devono essere allontanate, diventare argomento di discussione e propaganda politica, ma devono essere salvate, aiutate e soprattutto accolte!

Classe 2^D