In questi ultimi anni, tra i ragazzi si sono verificati spesso episodi di litigi che sono poi sfociati in violenza sia fisica che verbale.
Può capitare che tra i ragazzi nascano delle incomprensioni, delle invidie o delle gelosie, tuttavia sempre più spesso queste incomprensioni o rivalità non vengono risolte con il dialogo, il confronto, ma con la forza e la violenza verbale che feriscono parimenti le persone.
Molte volte i ragazzi non pensano prima di agire, non riflettono sulle conseguenze, ma agiscono d’istinto e questo porta a violenza, cattiveria, aggressività.
Siamo sempre più convinte che questa violenza nasca spesso dall’uso eccessivo di social media, ma anche dalla cattiva educazione data dai genitori durante l’infanzia.
Questi giovani tante volte lo fanno per farsi notare, per atteggiarsi ad adulti, per affermarsi sul gruppo, per attirare l’attenzione degli altri.
La violenza, dicevamo, non è solo fisica ma anche psicologica, proprio perché molte volte si usano le parole per ferire chi è più debole ed indifeso e si sa che le parole provocano ferite più profonde da curare e rimarginare. Spesso esagerano così tanto che la vittima si chiude ancora di più in sé stessa e a volte compie gesti estremi e inaspettati.
Ma cattive e pericolose non sono solo le persone che bullizzano o feriscono la vittima, ma sono anche gli spettatori, quelli che guardano e non fanno nulla, anzi invece di aiutare, registrano video o fanno foto alla vittima per metterle sui social media e prenderla in giro e deriderla. Questi video anche se poi vengono eliminati, continuano a girare tra persone ugualmente, perché sappiamo che tutto ciò che si mette sui social, resterà per sempre nella rete. Esistono poi persone che magari non fanno tutto questo, ma passano, si girano dall’altra parte e fanno finta di nulla, forse per paura che il bullo prenda loro di mira.
Episodi di violenza, bullismo o cyberbullismo, avvengono in tantissimi luoghi differenti: giardini della scuola, aule, parchi, chat, social, ovunque insomma. E chiunque può essere vittima, soprattutto in rete, non solo l’alunno o il ragazzino debole, ma anche un professore o perché no un genitore.
Un episodio che ci ha fatto molto riflettere è stato quello che è avvenuto in provincia di Rovigo.
Una professoressa di scienze e biologia, lo scorso ottobre, mentre stava facendo lezione, è stata presa di mira dai suoi alunni, che le hanno scaricato letteralmente addosso dei pallini con una pistola ad aria compressa, giustificandosi poi con la scusa che fosse solo uno scherzo. Questa professoressa non è stata colpita soltanto fisicamente, ma anche psicologicamente.
Un altro episodio che ci ha scosso ancora di più, è accaduto in provincia di Mantova: una ragazza tredicenne è stata aggredita da due sue coetanee che, dopo averla afferrata, hanno cominciato a picchiarla dandole dei pugni e dei calci. Questa ragazza continuava a urlare e a pregare di smetterla, ma loro non smettevano, anzi hanno anche preso un paio di forbici per ferirla. Fortunatamente vicino a loro c’era una signora che ha subito dato l’allarme, ha preso il telefono e chiamato l’ambulanza, che è arrivata pochi minuti dopo. La ragazza è stata ricoverata urgentemente all’ospedale in gravissime condizioni di vita, ma fortunatamente si è ripresa. Tutto questo lo racconta la signora che le ha salvato la vita. Non si conoscono bene le motivazioni che hanno spinto queste ragazze a compiere un gesto così feroce, ma sembra l’abbiano fatto per pura invidia.
Noi ci auguriamo che si riesca a trovare un modo per fermare tutta questa cattiveria e aggressività tra noi giovani e che, finalmente, anche se ci vorrà un po’, si possa vivere un’adolescenza più serena e tranquilla.

Classe 2^D