Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 si è tenuta a Parigi la Conferenza sui cambiamenti climatici. Le 195 nazioni presenti avevano un obiettivo tanto ambizioso quanto importante per il nostro pianeta: raggiungere un accordo, sottoscritto da tutti i partecipanti, per ridurre le emissioni di gas serra (vapore acqueo, anidride carbonica, protossido di azoto, metano ed esafluoruro di zolfo).

Tutto il mondo è direttamente coinvolto nei problemi dei cambiamenti climatici, in primo luogo le zone del clima mediterraneo. Per quanto riguarda l’Italia, un primo avviso si è verificato nel Parco Nazionale dello Stelvio, in particolare sul versante lombardo, dove il Gigante dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, a causa delle alte temperature si è spaccato in tre più piccoli. Negli ultimi cinquant’anni nel nostro Paese la superficie glaciale si è ridotta da 519 a 368 chilometri quadrati!

L’aumento progressivo del surriscaldamento globale potrebbe incrementare altri fenomeni disastrosi come: alluvioni, incendi, desertificazione, forti temporali, erosione, acqua alta e frane, per non parlare della diffusione di insetti tropicali come la ormai onnipresente zanzara tigre.

A Parigi l’accordo è stato raggiunto; ecco che cosa prevede:

  • Contenere l’aumento della temperatura entro i 2°. Alla conferenza sul clima, che si è tenuta a Copenaghen nel 2009, i paesi partecipanti (200 circa) si diedero l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale rispetto ai valori dell’era preindustriale. L’accordo di Parigi stabilisce che questo rialzo debba essere contenuto “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi” e preferibilmente entro il valore di +1,5°. Per centrare l’obiettivo, le emissioni dovranno cominciare a diminuire dal 2020.
  • Ottenere un consenso globale. A differenza di sei anni prima, quando l’accordo si era arenato, questa volta hanno partecipato 195 nazioni e anche i quattro più grandi “inquinatori” ( oltre all’Europa, la Cina, l’India e gli Stati Uniti) si sono impegnati a tagliare le emissioni.
  • Effettuare controlli periodici. Il testo prevede un processo di revisione degli obiettivi che dovrà svolgersi ogni cinque anni. Già nel 2018, tuttavia, si chiederà agli stati di aumentare i tagli delle emissioni, così da arrivare pronti al 2020. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire.
  • Destinare fondi per l’energia pulita. I paesi di “vecchia industrializzazione” erogheranno cento miliardi di dollari all’anno (dal 2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025. Potranno contribuire anche fondi e investitori privati.
  • Assegnare rimborsi ai paesi più esposti. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie, causate dai cambiamenti climatici, nei paesi geograficamente più vulnerabili, che spesso sono anche i più poveri.

Lo scopo di tale conferenza era dunque quello di rallentare il riscaldamento globale, ovvero il mutamento del clima terrestre, e il conseguente aumento delle temperature, sviluppatosi nel corso del xx secolo e tuttora in corso. Tutti i principali fattori ai quali esso è attribuito sono legati alle attività dell’uomo; in particolare vanno ricordati l’incremento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera, la deforestazione, l’allevamento intensivo, l’aumento di aerosol (particelle liquide o solide in sospensione nell’atmosfera, rilasciate principalmente da fumi metallurgici e nuclei di combustione).

Noi, però, ci chiediamo come faremo a convivere con il cambiamento climatico e in che modo possiamo dare il nostro piccolo contributo per rallentare il riscaldamento globale.

Ecco alcuni consigli da applicare nella vita quotidiana e alcune politiche già in corso al fine di partecipare a questa “svolta”.

  • Promozione di spazi abitativi ridotti ed elettrodomestici che risparmino acqua ed energia
  • Utilizzare l’auto a giorni alterni (politica già in atto in alcune città come Milano e Napoli)
  • Utilizzare prese multiple con interruttori invece di dispositivi elettronici inattivi, collegati ma non utilizzati
  • Produzione di biocombustibili attraverso microalghe
  • Riconversione degli impianti delle aziende
  • Offerta di “obbligazioni verdi” che consentono a chi investe di legare il proprio denaro a cause ambientali
  • Utilizzare nuove batterie, come quelle a metallo liquido, che consentono di immagazzinare più energia di riserva e di alleggerire il carico della rete
  • Incremento dell’utilizzo della bici anche in città
  • Strade pavimentate con cemento “mangia- smog”
  • Utilizzo di energie rinnovabili e led
  • Efficiente raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana
  • Smaltimento dei rifiuti attraverso il compostaggio
  • Conversione in biodiesel dell’olio da cucina, biocombustibile che riduce le emissioni di carbonio
  • Preservare le foreste del mondo e provvedere alla riforestazione.

 Classe 3^C