Donna, Vita, Libertà“. Si pensa che questo sia lo slogan che accomuna la vita di tutte le donne in giro per il mondo, ma a quanto pare non è così. 
L’Iraq è un Paese fortemente maschilista e sessista, dunque, le donne irachene si trovano tutt’oggi a lottare per riprendersi i loro diritti e le loro libertà. Stando alle loro leggi, l’età legale per una donna di sposarsi è di 18 anni e il divorzio è comune, così come i matrimoni combinati. In questo Paese le donne sono prive di numerosi diritti, come la libertà di parola e di pensiero ma in particolare del diritto all’istruzione: oggi il 26% delle donne sono analfabete, mentre le alfabetizzate tra i 15 e 24 anni sono l’80% del totale.
Nel corso degli anni queste donne ormai oppresse dal proprio Paese e dalla loro stessa vita hanno dato origine a numerose proteste che hanno portato gli uomini iracheni a compiere numerosi atti di repressione. Poco tempo fa, infatti, in una scuola femminile, è stato rilasciato del gas tossico per avvelenarle, in modo tale che non potessero più studiare. In questo periodo ci sono stati i primi arresti per gli avvelenamenti delle studentesse iraniane.
Un’altra causa di queste repressioni violente è lo “sbagliato” utilizzo dell’hijab, il velo che deve coprire gran parte del viso. Numerose donne muoiono a causa di esso, come nel caso di Mahsa Amini, una giovane di origine curdo-iraniana di 22 anni, colpevole di non aver indossato correttamente l’hijab.
Ricordiamo che l’8 marzo 2011 una coalizione di 17 donne irachene ha formato la Rete Nazionale per combattere la violenza contro le donne. “The Organization of Women’s Freedom in Iraq (OWFI)” è un’altra organizzazione non-governativa per difendere i diritti delle donne in Iraq, attiva sin dal 2003. Il ruolo della donna, infatti, con i governi confessionali al potere proprio dal 2003, ha subito un drastico cambiamento sul modello del vicino Iran: hijab obbligatorio, matrimoni precoci, limitazioni alla propria autodeterminazione, facendo precipitare la vita delle donne in un buco nero.
E se per più di dieci anni, anche a causa del grave conflitto che gravava sul Paese, sono state in silenzio, le donne irachene da mesi ormai si sono prese le piazze e lottano con i propri concittadini uomini.
Speriamo che la situazione di queste donne private dei loro diritti non possa proseguire ancora per molto: occorre portare avanti l’idea di un cambiamento culturale molto profondo.

Classe 2^A