I femminicidi sono un doloroso fenomeno che affligge tutto il mondo senza alcuna distinzione di nazionalità. Nel 2023 in Oceania ci sono stati 300 casi, 2.500 in Europa, 7.500 nelle Americhe, 17.200 in Africa e 17.800 in Asia.
Nel 2023 in Italia ci sono stati 118 femminicidi, la regione con più casi è stata la Lombardia e nella nostra provincia c’è stato un solo caso.
Ma partiamo dall’inizio. Come si distingue un femminicidio da un omicidio?
L’omicidio è l’uccisione, volontaria o accidentale, di una persona senza distinzione di genere.
Il femminicidio, invece, è l’uccisione di una donna per motivi di genere. Questi tipi di uccisione, che colpiscono la donna perché donna, sono l’ultimo atto di una continua violenza di tipo economico, psicologico, fisico o sessuale. La maggior parte di queste morti sono causate dal marito, un familiare o un ex partner; alla base di questo fenomeno è presente la convinzione della superiorità maschile e la sottomissione della donna.
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in memoria delle sorelle Mirabal, che furono violentate e uccise perché si opposero alla dittatura nella Repubblica Dominicana.
Quest’anno, nel corso di questa giornata, nelle scuole di tutta Italia è stato fatto un minuto di silenzio in memoria delle donne uccise, in particolare di una giovane ragazza di 22 anni, Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex fidanzato. In alcune scuole, però, è stato fatto un minuto di rumore perché le donne devono far sentire la loro voce e non subire in silenzio, come invece spesso accade.
Nel nostro Istituto per questa giornata si è andati a scuola indossando qualcosa di rosso e si è fatto un minuto di silenzio, mentre lungo le scale sono state appese delle fasce rosse con scritti tutti i nomi delle vittime italiane.
Concludiamo con le parole del papà di Giulia Cecchettin, che ha sottolineato l’importanza di educare i propri figli al rispetto di ogni persona:
“Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione… La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.”

Classe 1^C