Durante il periodo autunnale e quello invernale della pandemia, gli adolescenti hanno dovuto rinunciare a molte cose, tra cui gli sport di squadra, per via delle regole di distanziamento. Infatti non possono essere eseguiti gli sport di contatto durante l’emergenza sanitaria. Anche a scuola, quest’anno, per evitare i contagi del virus, si sono dovute rispettare molte regole. La scuola, ad un tratto, è diventata una sorta di “prigione”: aree dedicate, distanziamento fisico, iper-igienizzazione, mascherine, proprio materiale. Nell’anno scolastico 2020-21 noi ragazzi delle medie abbiamo tutti scoperto quanto sia difficile vivere l’adolescenza all’insegna del “controllo” fisico: guai a toccare, ad avvicinarsi, ecc.
Ma l’impatto maggiore della pandemia si è avuto nelle attività fisiche, soprattutto svolte a scuola, durante le ore di educazione motoria. Inutile dire che per noi ragazzi si è trattato di novità “sgradite”, che hanno cambiato il nostro modo di percepire lo sport a scuola, il luogo di massima socializzazione nella nostra esistenza di adolescenti. Se prima vivevamo quelle ore come un momento di distensione e sfogo fisico e soprattutto come occasione per interagire attraverso il corpo, oltre che con la parola, ora tutto è cambiato drasticamente. Infatti a causa della pandemia, le attività motorie a scuola si svolgono differentemente. Si possono praticare insieme solo alcune attività, che non presuppongono un contatto fisico o comunque ravvicinato (ad esempio, il badminton). In palestra c’è la possibilità di utilizzare un pallone ciascuno, pallone che non si può passare ai propri compagni. Con quello si possono fare solo dei tiri nei canestri o in porta, esercizi individuali, ma sempre distanti circa due metri dai compagni. I contatti e gli sport di squadra sono diventati proibiti: calcio, basket, pallavolo, rugby, tennis a coppie…tutto da dimenticare.
Anche nello spogliatoio, un momento che si viveva con spensieratezza mentre ci si cambiava, ora ci deve essere la massima attenzione per rispettare ogni singola regola.
Inoltre, non è più possibile partecipare alle gare sportive primaverili come negli anni scorsi: tutte queste occasioni di sport collettivo sono state annullate. Addio a coppe o medaglie, pacche sulle spalle, premiazioni di massa…
La tristezza sta nell’aspetto individuale che ha assunto lo sport, sia fuori che dentro la scuola.
Queste regole però, soprattutto ai ragazzi, hanno fatto perdere lo spirito di squadra. Molti ragazzi sperano, da grandi, di diventare degli sportivi e quindi toglier loro la possibilità di allenarsi equivale a diminuirgli la possibilità di realizzare il proprio sogno.
Con la DAD, la didattica “tecnologica”, i ragazzi hanno passato troppo tempo davanti a uno schermo e seduti, impigrendosi ma soprattutto rischiando un eccessivo uso anche di videogiochi, che provocano grandi dipendenze.
Lo sport non è proibito solo a scuola ma anche al di fuori, solo pochi sport, agonistici che prevedono il tesseramento, sono riusciti a non smettere.
Per gli altri, le partite o le gare con relativi allenamenti rimangono un ricordo e allo stesso una speranza per il futuro.
Lo sport non deve morire per le generazioni di ragazzi che hanno vissuto questo periodo difficile; ci auguriamo che ritorni ad essere il principale passatempo extra-scolastico dei ragazzi, perché oltre a forgiare il loro fisico e a garantire la salute, rimane la prima palestra di vita in cui s’impara l’importanza di far gruppo e di uscire dalla propria zona di confort, per misurarsi con il mondo degli altri.

Classe 2^F