“La leggenda narra di tre fratelli: Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i quali in tempi remoti uccisero un uomo per vendicare l’onore della sorella e per tale delitto vennero condannati a 29 anni, 11 mesi e 29 giorni all’interno della Fortezza di Santa Caterina, nella lontana isola di Favignana. Durante la loro detenzione, i tre uomini maturarono quelle regole di onore e omertà che costituiscono il codice dell’organizzazione e giurarono reciproca fedeltà e rispetto. Scontata la loro pena, i tre fratelli si divisero: Osso andò in Sicilia, dove fondò la Mafia Siciliana, Mastrosso si diresse in Calabria, creando la ‘Ndrangheta e Carcagnosso si recò in Campania, ponendosi a capo della Camorra.”

Catia Silva inizia l’intervista raccontandoci questa leggenda sulla nascita della Mafia.
Ma che cos’è la mafia? Perchè esiste? Potrà mai essere sconfitta? Cosa dovrebbe fare ognuno di noi per sconfiggerla? Queste sono alcune delle domande che ci siamo posti noi ragazzi riguardo a questo importante argomento e Catia è stata disponibile a chiarire tutti i nostri dubbi.
Come diceva Giovanni Falcone, “La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e una fine. Purtroppo bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori”.
Catia Silva è una testimone di giustizia che vive a Brescello (cittadina dell’Emilia in provincia di Reggio Emilia). Lei ha vissuto in prima persona episodi di stampo mafioso e ora si reca nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi contro la Mafia, anche con il supporto dell’associazione “Peppino Impastato e Adriana Castelli” di cui fa parte.
Nel rispondere alle nostre domande, però, ci ha parlato di una mafia in particolare, la ‘Ndrangheta, che troviamo anche nel nostro territorio lombardo ed emiliano. Attenzione, però, tutte le mafie sono importanti e vanno sconfitte!
Catia si è interessata alla mafia perché alcune circostanze l’hanno “costretta” ad interessarsi ad essa. A Brescello nel 2009, durante le campagne amministrative (elezioni del sindaco) venne avvicinata da alcuni soggetti che le chiesero di poter entrare nella sua lista civica, ad una condizione, però, di non disturbarli e che, se avesse accettato tutte le loro condizioni, loro le avrebbero fatto vincere le elezioni. Alcuni li conosceva, altri no… Il fatto l’allarmò molto perché nella democrazia uno deve vincere o perdere lealmente. L’insistenza da parte di queste persone, la indusse ad indagare. Nelle sue indagini, scoprì con forza e preoccupazione che alcuni soggetti, da lei conosciuti, erano già stati condannati per usura, spaccio e prostituzione. Disse di no, non accettò e da quel giorno, senza immaginarlo, aveva dato inizio ad una vita di ritorsioni. Questo rifiuto la portò a subire molte minacce, da lei denunciate: le dissero che le avrebbero messo la canna della rivoltella in gola mentre era in piazza, urlandole “neanche tuo figlio ti potrà ora difendere!”. Inoltre, tiene a precisare che suo figlio è parte delle forze dell’ordine, quindi a chi l’ha minacciata non interessava rispettare le regole, ma solo dimostrare il loro potere, ovunque e dovunque. Ci furono altri episodi: un tentativo d’incendio della sua abitazione, un tentativo di metterla in un furgone e tanti altri episodi, tutti denunciati alle autorità.
Capì che era sulla strada giusta e che quelle persone che si erano presentate al paese come lavoratori, persone gentili, avevano in realtà tutt’altro intento, capì che erano solo attori. Durante dieci lunghi anni, Catia è stata isolata dai suoi cittadini, accusata di andare contro il bene del paese di Peppone e don Camillo, ma pur di non retrocedere da quella che era la sua strada, non si è mai arresa.
Oggi sono stati tutti condannati al carcere 41 Bis (carcere duro) e il paese dove vive è stato commissariato per infiltrazione per ben 24 mesi.
Le persone condannate appartengono alla famiglia nota alle cronache e il cui boss in carcere gestiva dalla cella tutte le attività illecite.
Catia partecipò a 175 udienze nell’Operazione Emilia del 2015 a Brescello. Solo a distanza di anni le persone hanno percepito che le mafie esistono.
Catia considera le persone mafiose come delle piovre con tantissimi tentacoli.
Le associazioni malavitose costringono le persone a fare quello che vogliono, ad adattarsi al loro stile di vita e a rimanere in silenzio. Le mafie che più conosciamo sono quelle italiane: la Mafia in Sicilia, la ‘Ndrangheta in Calabria, la Camorra in Campania e la Sacra Corona Unita in Puglia. È però la ‘Ndrangheta la più pericolosa, in quanto stende le sue ramificazioni anche all’estero. Tutti questi tipi di mafie sono però accomunate dallo stesso modo di agire.
Quando un “novellino” si affaccia al mondo mafioso, soprattutto se parliamo di ‘Ndrangheta, devono sottoporsi al cosiddetto “Patto di Sangue”: dovete sapere che i mafiosi sono molto religiosi e questo “battesimo” ne è l’esempio. Il “novellino” giura che servirà per sempre l’organizzazione mafiosa, giuramento che potrà essere spezzato solo con la morte. Il rito del “battesimo” viene praticato attraverso un foro all’indice della mano; la goccia di sangue che esce viene poi versata sul santino dell’Arcangelo Gabriele, che deve essere stretto dopo che questo viene dato alle fiamme. Così “nasce” un nuovo mafioso.
Le donne nell’Ndrangheta hanno ora un ruolo importante, gestiscono il malaffare quando i mariti boss sono in carcere o sono latitanti. Non possono rifiutarsi, sanno quello che le aspetterebbe.
La mafia, inoltre, avanza laddove lo Stato non interviene. Essa non è presente solo al Sud, come molti potrebbero pensare, ma anche al Nord, tant’è che i mafiosi investono in attività pulite i loro soldi sporchi: la Mafia inquina l’economia pulita!
La mafia è più silenziosa al Nord: è riuscita ad inserirsi nell’economia, si è infiltrata anche nelle istituzioni e laddove ha trovato la strada libera. I mafiosi oggi non sono più semplici contadini o muratori, ma si sono evoluti e vestono i panni dei colletti bianchi, facendo in modo di non rendere visibile quella zona grigia.
L’Associazione Peppino Impastato è nata da tante idee, tante teste, per far conoscere ai ragazzi, ai giovani tutti cos’è la mafia, quella mafia che nel silenzio si rafforza, si ramifica.
Come dicevano Falcone e Borsellino, sempre che tutti lo vogliano, la mafia potrà essere sconfitta! Per sconfiggerla, ognuno di noi non si deve far coinvolgere, deve lavorare nell’onestà e non girarsi dall’altra parte.
Dopo questa importante intervista abbiamo capito che sulla mafia e sulla criminalità organizzata è importante informarsi per imparare a conoscerla e a riconoscerla. Non sempre, infatti, riusciamo a distinguere nella nostra quotidianità la mafia, ma possiamo imparare a distinguere il comportamento mafioso che, come fatto culturale, può riguardarci tutti. Parlare con Catia, conoscere la sua storia, la sua esperienza con la mafia, il suo forte NO è stata un’esperienza educativa e interessante, che ci ha coinvolto molto anche emotivamente. Grazie!

Classe 3^C