La celiachia è un’infiammazione cronica autoimmune dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. La sua causa è una reazione alla gliadina, una prolammina (proteina del glutine) presente nel grano e da proteine simili che comprendono altri cereali comuni, come orzo e segale, che se assunta porta ad una progressiva riduzione dei villi che rivestono l’intestino tenue fino alla loro completa scomparsa.
Ciò interferisce con l’assorbimento delle sostanze nutritive, in quanto i villi intestinali ne sono responsabili. L’unico trattamento efficace conosciuto ad oggi, è una permanente dieta priva di glutine.
L’età d’esordio della celiachia è variabile, dallo svezzamento alla pubertà fino all’età adulta ed è molto soggettiva. Gli esperti ritengono che la malattia possa manifestarsi quando concorrono almeno tre fattori:
1) una predisposizione genetica: da studi condotti su familiari di pazienti celiaci hanno rilevato una prevalenza dell’intolleranza pari al 10% tra i familiari di primo grado e del 30% se si considerano fratelli e sorelle. Pertanto, per ogni nuovo paziente celiaco diagnosticato, sarà opportuno consigliare l’esecuzione di test di screening sui familiari di primo grado che, indipendentemente da sesso, età e quadro clinico, hanno un rischio del 10% di essere a loro volta affetti da celiachia.
2) un’alimentazione ricca di glutine (in genere la dieta mediterranea è ricca soprattutto di frumento e dei suoi derivati anche sotto forma di addensanti, additivi e conservanti);
3) la comparsa di fattori scatenanti (per es: stress psicologici e fisici, infezioni virali…)
La persona celiaca (termine introdotto nel XIX secolo da quella che viene generalmente considerata come una delle prime descrizioni in greco antico della malattia da parte di Areteo di Cappadocia) risulta positiva agli anticorpi antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi, che sono utili per diagnosticare la malattia, ma non si sa siano anch’essi responsabili del danno sulla mucosa intestinale o se non ne siano anche loro una conseguenza.
La celiachia può essere:
tipica o sintomatica: quando si manifesta con caratteristici sintomi quali diarrea, feci biancastre, sciolte e grasse e perdita di peso o mancato aumento di peso (nei bambini piccoli). Solitamente si presenta dopo lo svezzamento e nei bambini, in cui è possibile notare un ritardo della crescita in altezza
silente: è possibile esserne affetti ma non soffrire di alcun sintomo importante, sono però presenti gli anticorpi specifici e l’atrofia dei villi ma non i sintomi.
Secondo dati pubblicati dall’Associazione Italiana Celiachia, in Italia si stima la presenza di circa 380.000 persone celiache (incidenza di 1/150 sulla popolazione italiana di 57.000.000 individui), l’85% dei quali (323.000 individui) asintomatici non diagnosticati, mentre solo il 15% dei malati (57.000 pazienti) soffrirebbe quindi di una forma di celiachia sintomatica.
Curiosità: il 16 Maggio è la giornata mondiale della celiachia.
Classe 1^D